SOLELUNA gelato con latte di capra e aromi

Avavevamo già raccontato delle scelte notevoli del gelatiere di SOLELUNA a Bologna. Segnaliamo per questo weekend la sua partecipazione alla “Festa delle erbe aromatiche e officinali” con 5 gusti profumatissimi naturalmente a base di latte di capra:
Fragola e salvia
Cioccolato e zenzero
Limone e basilico
Fior di latte e menta fresca
Crema e curry

25 e 26 maggio

Centro Sportivo Tazio Nuvolari

Savignano sul Panaro

“The cake show”

Dopo l’intenso scorso fine settimana in prima fila al The Cake Show accanto ai protagonisti italiani e internazionali della Sugar Art & del Cake Design si è aperto un nuovo capitolo nella carriera di godocoldolce.it! C’eravamo anche alla prima edizione naturalmente, ma solo quest’anno abbiamo apprezzato davvero la dirompenza dell’evento.

Artisti e cake decorator ci hanno mostrato cosa sta succedendo ai dolci al tempo del mondo che cambia (nome di una nostra rubrica, quanto mai opportuno) perché “è nata una nuova professione nel campo della pasticceria”.

Interessantissima la proposta dell’organizzatore Maison Madeleine – cooking concept specializzato nell’ideazione e organizzazione di corsi di cucina, di pasticceria e di cake design, che dà il nome anche ad un negozio specializzato a Bologna.

Distese di tortone in mostra che partecipavano al concorso “Lost in Sugarland” (appunto!), dimostrazioni, incontri, interviste e soprattutto degustazioni! Torte vere insomma, da fotografare e da assaggiare con curiosità. Eccitante poi una grande competizione a squadre con 36 partecipanti, e sottolineo 36 donne quindi 76 mani che preparavano dal vivo 6 torte straordinarie.

The Cake Show-Sugar Art & Cake Design Fair 2012_fotografia Cristina PrincipalePer l’occasione noi di Godo abbiamo ricevuto la primacopia del primo libro firmato da Maison Madeleine della Food Editore con le ricette di Ezio Redolfi, pasticcere abile cake designer.

“Cake pops e mini torte – Trucchi, tecniche e ricette per irresistibili dolcetti golosi” è diviso in 6 sezioni; partendo dalle definizioni, seguono i consigli di pasticceria e quasi 50 proposte di farcitura e decorazione.
Non ho resistito al fascino delle immagini (produco tante fotografie di food anch’io!); dimensioni, colori e dettagli sono stati un richiamo fortissimo.
Ad una settimana dalla fiera ho sperimentato delle mini torte (vai all’articolo “Mini torte imperfette”->), non tanto per imitare le sugar opere ma per poter capire cosa si prova a tenere tra le mani la pasta di zucchero in attesa di un’idea creativa!

Ho preparato la sponge cake come base delle mie tortine, ho modellato e ritagliato la pasta di zucchero sui toni del rosa e sono più incuriosita di prima. Perché guardando i maestri sembrerebbe facile, ma se sei abituata a torte di mele e crostate guarnite con la panna i suggerimenti di Redolfi servono tutti decisamente!
A me piace pasticciare con un ricettario sotto gli occhi, mi piace sfogliarlo con le dita infarinate, tenerlo sullo stesso tavolo su cui preparo i dolci a costo che si sporchi! Pur sapendo che un tutorial video potrebbe mostrarmi i segreti dei gesti, preferisco e consiglio il libro in cui scovare, quasi con sorpresa, i suggerimenti tra le pagine! Mi sembra più genuino, che dite?

Come recita la pubblicità di un azienda di prodotti per la Sugar Art:
“scopritevi ‘creativi’ del gusto e mostrate il lato ‘buono’ del vostro talento”!

Bravi, bene, bis!

Ad maiora

Storie di nomi, di caffè e pasticcerie

Storie di nomi, di caffè e pasticcerie di altre epoche, ricordi di atmosfere che muovono sensazioni proustiane, ricette di città che cambiano sapore.

Lo scrittore Jacopo Nacci ci racconta Pesaro con una sua affascinante “mitologia urbana”:

-Primo luogo del nulla-

“Un accumulo irriflessivo, casuale, nel corso dei tempi, che produce una stratificazione geologica visibile. Il Teatro, Harnold’s, il Dolce Vita e il Dolce Caffè: in quale epoca vuoi entrare? L’Ottocento? I primi del Novecento? Oppure vuoi ridurre i secoli a decenni? Gli anni Ottanta? Gli anni Novanta? Piazzale Lazzarini è anche un museo, dove epoche e luoghi convivono in una stessa epoca e in uno stesso luogo. Se oltre il Cavalcavia c’è la periferia, che rinnova costantemente un moderno scolpito nell’eterno; e se alle spalle c’è il centro, dove i franchising riescono ad annullare completamente la stratificazione storica, tanto che non la senti più, nel lusso del candore asettico dei negozi di mutande o di smartphone, qui in Piazzale Lazzarini l’accumulo è enigmistico: dalla parte opposta al Dolce Vita c’è il Dolce Caffè. Se Dolce Vita era un nome che fino a venti anni fa aveva un senso suo preciso, ecco che la condivisione dell’aggettivo Dolce con l’ennesimo nome da bar del nulla – Dolce Caffè, Caffè scuro, Caffè nero, Nero caffè, Bianca caffetteria del corso, l’ennesimo nome dato in automatico – ecco che contamina anche il nome del Dolce Vita, un bar vecchio che vorrebbe essere antico, che si interseca con un bar nuovo che manco si preoccupa di essere qualcosa. In questo museo vivente, anche il Dolce Caffè, nel suo essere un non-luogo quasi perfetto a cominciare dal nome, diventa espressione storica, documentante, di quella epoca in cui si è deciso non consciamente che le epoche erano finite, e si esprimeva lo spirito del tempo attraverso un’estetica della fine delle epoche; solo che la storia in realtà non si ferma, e il risultato è che quei pretesi posti del presente eterno li percepisci irreparabilmente come posti di vent’anni fa: ci entri e vieni investito dalla musica house passata al vocoder, dalla tarda new age virata di etnico ambientale: ciò che, con una spallata liberatoria, voleva sfondare il muro della storia, è riuscito solo a piombare negli anni novanta eterni. La sovrapposizione qui trasforma la memoria in memoria della memoria.
Intorno al ’93, veniva dipinto, sull’ultima parete di Harnold’s, quella con la porta del bagno, un murale che rappresentava due figuri con occhiali neri e cresta ossigenata in stile new wave, due Righeira allungati da una lente deformante, come se ci si fosse accorti solo nel ’93 che Harnold’s, la paninoteca, la paninoteca disegnata come un labirinto di PacMan, era un posto clamorosamente anni Ottanta, e all’improvviso si volesse celebrare quell’immaginario, finendo invece per celebrare solo la tardiva presa di coscienza di averne fatto parte, perché il murale stesso rappresenta sì icone degli anni ottanta, ma in colori e tratti irrimediabilmente postumi. Poco più in là, il Dolce Vita, contento del Novecento come Paolo Conte, resiste eroicamente coagulando le forze nella sua vetrata liberty, radicandosi in una storia che non ha e che forse non ha mai avuto. Ma che importa, qua il bello anzi è proprio questo.”

uncaffè_fotografia Cristina Principale

Godo col QR

In molti non sanno ancora a cosa serva il QR CODE, quel quadratino bianco e nero in esplosione che campeggia ormai da tempo sotto le pubblicità e, a ben guardare, in moltissime altre occasioni di comunicazione. In molti non lo utilizzano ancora, non avendo a disposizione la tecnologia adatta per decodificarne il messaggio. Eppure il QR ha origini già quasi lontane, ha fatto e sta facendo molta strada, le sue potenzialità divulgative intrinseche sono sfaccettate. C’è chi però con sguardo lungimirante e attento alla ricerca, ha pensato ad un’iniziativa che abbia come punto di forza culturale il quadratino pixelato. Si tratta del QR4CULT, sistema pensato per la tracciabilità del prodotto culturale e dei giovani creativi; per chi ne fosse incuriosito, come me, faccio riferimento al modo più gustoso con cui sia stato presentato il codice: una torta curata e ingegnosa (come il committente!).

Torta QR code_Cristina Principale

Venti teglie di Tenerina al cioccolato,
un metro e mezzo per ogni lato del quadrato,
profumo di genuinità sprigionato tra i piccoli pezzi,
e un link davvero attivo nel disegno del QR.
L’ho travata alle Officine Patelli a Bologna, accompagnata da altri QR di diversi materiali – interessantissimi – e da cibo sfizioso sapientemente architettato. Troneggiante la torta a forma di QR è stata progettata e laboriosamente preparata da Anna, Elisa ed Elisabetta di Culinaria per gli ospiti di uno degli eventi di apertura dell’Open Design Italia 2011 (Mostra mercato dedicata al design autoprodotto e piccola serie).
Certamente un invito goloso e intelligentissimo ad assaggiare la tecnologia, che ha garantito una “rapida risposta”del pubblico.

Ad maiora

Torta QR code_Cristina Principale

Quel gelato antico eppure così giovane

Gelato antico

Abbiamo visitato di recente una gelateria aperta da poco che ci incuriosiva per l’importante tradizione familiare nel campo della pasticceria (Gelateria Gusto Antico, Castel San Pietro Terme – Piazza Galvani) della famiglia Tommasi, qui rappresentata da Simona e dal marito William.
All’arrivo troviamo Giulio, un giovane e competente front man che nel corso della visita sarà molto gentile e prodigo di informazioni su ingredienti e preparazioni.

Chiediamo di fare una carrellata (la redazione di Godo è presente quasi al completo con ben 2 unità su 3) e inizia… il percorso goloso!

I gusti sono numerosi, ben rappresentati e declinati tanto da spingerci subito ad elencare quelli che giudichiamo più affascinanti:
si tratta del ‘Biscotto della nonna’, un gusto che si sta diffondendo un po’ ovunque, ma così buono lo avevamo assaggiato raramente, e dello ‘Squacquerone’, una nota felicemente coraggiosa in una produzione molto attenta alla tradizione. Se no non si chiamerebbe ‘Gusto antico?’, no? Comunque è riuscitissimo, ed era solo il primo giorno in cui veniva offerto al pubblico.
Fra i preferiti aggiungiamo anche ‘Dolce Clara’ (pinolata con pinoli tirati al burro in padella), ‘Re Roger’ (un bizzaro e simpatico omaggio al tennista, cremino variegato al cioccolato fuso) e la strepitosa ‘Sinfonia di agrumi’ (base bianca con i canditi preparati in pentola).
Per quanto riguarda una nostra passione, i gusti di cioccolato: c’è il ‘Nero assoluto’, che a dispetto del nome è un delicato sorbetto (cioccolato fondente realizzato su una base di acqua) e il ‘Cioccolato al paiolo’, una preparazione sofisticata (realizzato in pentola fino ai 92 gradi, per far risaltare gli aromi).Volendo essere pignoli, per la serie de gustibus… abbiamo trovato un po’ troppo dolci i pur eccellenti gusti alla frutta (con l’evidente attenzione nella selezione delle materie prime). Ma si tratta veramente di piccoli scostamenti legati al gusto personale. Qui la caratteristica del progetto è quella delle cose fatte con cura, i gelati sono realizzati con la ricetta del nonno Tommasi sotto la supervisione di Palmiro Bruschi, membro dell’Accademia della Gelateria Italiana e 1° Campione Italiano di Gelateria.
Le uova sono aperte una ad una e non vengono usate uova pastorizzate, molte lavorazioni sono ancora sui fornelli, lo zabaione preparato sul fuoco come il cioccolato per garantire lo sprigionamento degli aromi, i fichi caramellati in padella, i pinoli tostati in padella.
Insomma, una gelateria dal gusto antico, ma giovane perché aperta da poco anche se già molto ‘attrezzata’.

Un piccolo suggerimento per chi si trova in viaggio in autostrada lungo la dorsale adriatica: ‘Gusto antico’ si trova a meno di due minuti dall’uscita Castel San Pietro, poco a sud di Bologna. Se dovete fare una sosta, invece che fare la coda alla cassa dell’area di servizio… perché non regalarsi un ‘Sinfonia di agrumi’?
Volete mettere col Cucciolone dell’Autogrill?