Il gelato come resistenza all’omologazione – 2

Gelato biscotto artigianale.

Visto e considerato che sto “adottando” questo resistente – cosa che da ora in poi farò con tutti gli Irriducibili – torno su una cosa di cui vi parlavo ieri. Vi dicevo della parte marginale della produzione del gelatiere Andrea Bandiera, quella che lo porta a reinterpretare tutti i classici dell’industria dolciaria del dopoguerra in maniera artigianale, come fossero sublimi sberleffi alla fabbrica del fasullo, del colorante, del finto sapore, andando a giocare sul terreno di Motta, Sanson, ecc.

Troviamo, in un ironico gioco di ribaltamenti, un “finto cucciolone”, il celebre gelato al biscotto. Qui per 3 € si propone un biscotto preparato da Gino Fabbri, abbinato ai gelati cremosi di Scirocco.

Quindi viene il “ghiacciolo”, se così si può chiamare, perché di ghiaccio, inteso come acqua congelata ce n’è ben poco, infatti il “ghiacciolo di Bandiera” contiene il 60% di frutta fresca… Dice l’autore: “C’è un signore che viene con la borsa frigo e ne compra per 75 euro alla volta”. Quando si dice fidelizzare il cliente.

Infine un’anteprima che abbiamo avuto l’onore e il piacere di assaggiare ancora in forma di prototipo: Il ciocorì! Chi se lo ricorda? Era una tavoletta di cioccolata e riso soffiato, credo prodotto dalla Ferrero negli anni ’60 e ’70. Qui abbiamo una meraviglia per palati fini.
Nei prossimi giorni scenderò nel dettaglio.

Godo

Il gelato come resistenza all’omologazione

Andrea Bandiera - Gelateria Scirocco

C’è un signore singolare a Bologna, un tempo, in un’altra vita, faceva un altro mestiere, il progettista nel campo dell’elettronica.

Nel 2005 ha aperto una gelateria decidendo di cambiare lavoro. O forse no.
Comunque. Ha cominciato a progettare una gelateria e poi i gelati.

Presto vi parlerò di quelli, intanto mi piace accennare ad una parte marginale ma significativa della sua produzione. Andrea Bandiera, così si chiama, riproduce e reinterpreta, tutti i classici dell’industria dolciaria del dopoguerra. Lo fa con spirito di ricerca e ingredienti di primissima qualità generando così una provocazione, un messaggio nascosto nella bottiglia, ops nel gelato: quanti modi ci sono di fare una cosa? Davvero quello che costa meno è anche più conveniente? Davvero la produzione industriale di beni di consumo è la sola strada per vivere, lavorare, produrre, godere?

Continuate a seguirci nei prossimi giorni, ne vedremo delle belle, ops, scusate, delle buone. Cremeria SciroccoBologna

Godo

Non si uccidono così anche le pasticcerie?

Ieri

Caffè Alvino Lecce: ieriRicordo… forse una decina d’anni fa, un viaggio nel Salento.
Lecce mi colpì al cuore con una piazza: Piazza Sant’Oronzo, si chiama. Un posto che ti fa capire che De Chirico non inventò niente, era già tutto lì, ed era vero. Si può vedere come quella bellezza abbia probabilmente suggerito uno stile pittorico che sconvolse la storia dell’arte del ‘900. Forse De Chirico passo da giovane a Lecce e… si limitò a copiare! Edifici barocchi e di altre epoche si affacciano sulla piazza di pianta disomogenea e poi, improvvisamente… ti imbatti in un teatro romano coi suoi imponenti gradoni che sembrano balzare fuori all’improvviso dalle viscere della terra.

Il caso – ma esiste il caso? – volle che proprio lì, su quella piazza, si trovasse la mia meta. Infatti avevo chiesto ad amici leccesi di indicarmi quale fosse la pasticceria da visitare nel caso di una rapida puntata nel capoluogo salentino. La risposta era stata perentoria e significativa: Caffè Alvino.

Non rimasi deluso, anzi. Mi trovai catapultato – di nuovo – in altre suggestioni storico letterarie. Il Caffè Alvino ti permetteva di immergerti in certe atmosfere “di sud” da romanzi di Brancati. Mi dissi: dovevano essere così le pasticcerie di provincia della Sicilia degli anni ’30. Sentivo tutta la suggestione emanata dalla storia stratificata su quelle mattonelle che stavano aggrappate al muro con sempre maggiore fatica. Qualcuna aveva già ceduto alla forza di gravità. Il clima era quindi decadente e la pulizia dei locali un vistoso optional. Ma c’era un’atmosfera straordinaria.

Per non dire delle paste. Un livello eccezionale di ogni ben d’Iddio per golosi. Ricordo – non me la dimenticherò mai – in particolare una pasta dalla forma curiosa, quella di una cartuccia da caccia. Sapeva di pasta mandorle? Il ricordo si stempera nella mia leggenda personale che parla di un equilibrio mai ritrovato. Il godimento era pieno. Ne ordinai una grossa quantità da asporto e continuai a consumarle nei giorni successivi con enorme rispetto. Fino all’ultima.

Oggi

Caffè Alvino Lecce: oggi.Ho commesso un grave errore.
Memore di quella visita ho ceduto alla curiosità – “chissà che ne è del Caffè Alvino oggi…” – e sono andato sulla rete con l’illusione di rivivere parte di quelle emozioni e ho scoperto…
Mamma mia, che brutto risveglio!

Il Caffè Alvino è stato “ristrutturato” con il solito scintillio di materiali fasulli e specchi da alcova. Mi sbilancio una volta per tutte sul tema “arredamento pasticcerie”: capisco uno che faccia piazzare tanti specchi in camera da letto per rimirare se stesso e l’amante durante tutte le fasi della copula, ma mi chiedo: serve lo stesso per mangiare una granita?

Ma il peggio arriva se – vi invito a farlo se avete voglia di ridere un po’ – si va a curiosare nelle foto del sito, una quantità esorbitante di immagini tutte dedicate al giorno dell’inaugurazione. Sembra l’apocalisse, la fiera del cattivo gusto italico.

Inaugurazione Caffè Alvino a Lecce.

Non mancano il sindaco, il vescovo, le signore vestite con mise improbabili e mal consigliate, insomma, sembra il matrimonio del figlio di un mafioso.
Assassini, avete mandato in frantumi il mio sogno goloso, meglio avessero fatto quella fine i vostri orrendi specchi!
Mi auguro che almeno la qualità delle paste sia rimasta intatta, in fondo è quella che conta.
O no?

Godo

PS Ringraziamo per la foto nelsalento.com

Quando il Teatro e la Pasticceria s’innamorano

Arena del Sole 200° compleanno.

Per il 200° compleanno dell’Arena del Sole di Bologna, le autorità civiche e numerosi preziosi aritisti hanno omaggiato il teatro con una serata-spettacolo variegata e brillante. Le parole più forti e dirette quelle di Moni Ovadia che dichiara l’urgenza che il Teatro tout court continui a resistere, pur subendo un cocente imbavagliamento culturale.

Il pubblico, apparendo sincero, risponde all’invito a lottare; ma è alla torta del pasticcere Gino Fabbri che non si resiste. Cinquanta chili circa di eleganti tranci dolci, accompagnati a spumante e vino passito hanno ingolosito la lunga coda di più di mille spettatori scalcitranti.

A quanto detto la ricetta senza nome è stata elaborata appositamente per questo anniversario come dolcissimo augurio di qualità.

Gino Fabbri

Il dolce senza nome.

Ricetta senza nome.

Cristina Principale

Contributo video

Una napoletana a Bologna

Sorbetto alle Fragole Profumato al BasilicoE’ stata una sorpresa.
So di soffrire di un pregiudizio nei confronti delle pizzerie. Si tratta spesso di luoghi un po’ abborracciati, sia per arredamento che per cultura del cibo. diventati il teatro misero di uno pseudo-fast food a pseudo-buon mercato. Quindi mi avvicino sempre con prudenza.
E’ stato così anche questa volta anche se un amico fidato mi aveva parlato bene di questo posto.
E infatti… la bontà delle referenze è stata pienamente confermata. La preparazione della pizza è legata ad un disciplinare, quindi pizza tipicamente napoletana (quella che prevede la pizza alta e soffice) e alto profilo degli ingredienti, a mio giudizio molto buona.

Ma veniamo al godocoldolce del caso… come fine pasto ho ordinato un sorbetto, la sorpresa è stata che non mi è stato propinato il solito intruglio da pizzeria scadente a base di last al limone e spumante di san marino.

La sorpresa è stata un vero sorbetto ben equilibrato (forse lo avrei preferito leggermente più zuccherino, ma qui entriamo nel gusto personale).
Quindi ecco a voi la ricetta del sorbetto di fragola di Marco Martino della Pizzeria Tonino di Bologna.

Sorbetto alle Fragole Profumato al Basilico

Ingredienti

Fragole 312 gr.
Zucchero 37 gr.
Succo di Limone 2,5 gr.
Acqua 65 gr.
Sciroppo di Fragole 10 gr.
Basilico Fresco e Profumato 2 foglie

Preparazione

Prendiamo delle fragole grandi e mature, le tagliamo a pezzi, aggiungiamo lo zucchero, le foglie di basilico e lasciamo macerare il tutto per 8 ore.
Mettiamo a cucinare l’acqua con lo sciroppo, a cottura ultimata lo lasciamo raffreddare.
Prendiamo le fragole macerate, tiriamo via le foglie di basilico, aggiungiamo il succo di limone, lo sciroppo freddo e frulliamo il tutto.
Infine mettiamo il composto nella sorbettiera, facendo girare fino a densità voluta.
Lo serviamo a palline con una foglia profumata di basilico.