Godo in Estonia

“Come quando fuori piove”

Estonia – 1° tappa del viaggio estivo golosissimo verso la Scandinavia, dove ad agosto c’erano le stesse temperature autunnali di questi giorni nel centro-nord Italia!

Nei primi giorni di movimento, arrivando dal caldo, il dolce è stato protagonista di lunghe merende e piacevoli soste per adattarci al clima!

Crostatine con fiori eduli e frutta; more, lamponi, frutti rossi e…una scoperta acidula: le bacche “spinose”, dai colori commoventi, chiamate astelpaju; ce le ha indicate, appoggiate su una frolla dolcissima, la gentile cameriera del Must Puudel a Tallinn, e che ho visto crescere da fragili alberelli sulla spiaggia Pirita sul Mar Baltico.

Incuriosita ho svolto una ricerca sui fiori commestibili. Tra gli altri: la borragine, la fresia, la camomilla, il caprifoglio, il crisantemo, l’emerocallide, il fiordaliso, il garofano, il geranio variegato, il gladiolo, la lavanda, il tagete detto garofano indiano, il nasturzio, la primula, la viola e (una sua varietà) la viola del pensiero, nonché tutti i fiori degli aromi, come la salvia e il rosmarino.

A Ferragosto, piovoso e a meno di 10°, ci siamo accomodati in uno dei locali Chocolats de Pierre assaggiando un infuso di fiori, accompagnato dalle fette di due torte elegantissime, l’una con le mele, l’uvetta e le spezie e l’altra – indimenticabile – con una base al cacao amaro e confettura di ciliegie e il ripieno di crema al burro con cioccolato bianco e ciliegie brillanti.

Così qualche giorno fa, in un momento di golosa nostalgia, ho azzardato una variante con il cioccolato scuro, consultando “Nuovo oracolo delle torte”;
si chiama Torta di ciliegie della Foresta Nera:

Per l’impasto

7 uova
150 grammi di zucchero
100 di farina
50 di fecola di patate
40 di cacao amaro
1 bustina di zucchero vanigliato
1 limone
1 pizzico di sale

Per il ripieno

400 grammi di panna montata
3 cucchiai di liquore di ciliegie
1 cucchiaio di zucchero
succo di ciliegie o di amarene a volontà

Per la copertura

altri 350 grammi di panna montata
50 grammi di cioccolato in scaglie
ciliegie e amarene sciroppate

La base, cotta in forno a 180° per 35 minuti e raffreddata, andrà affettata in 3 strati orizzontali da farcire.
Il ripieno si otterrà riscaldando in un pentolino, l’acqua con lo zucchero e il liquore di ciliegia, da unire poi alla panna montata e al succo di frutta.

Questa torta terapia ha valorizzato il sapore dei ricordi.

La prossima tappa del dolce foto-racconto è in Finlandia, che ci ha conquistati dalla colazione al dopo cena!

Ad maiora

Sorprese abruzzesi

Ho scoperto che la dote più spiccata del goloso è la curiosità, con la quale continuare a stupirsi anche dopo anni di esperienze sensoriali; e sulla base di questa consapevolezza vi presento il suggerimento dell’amico abruzzese che si presenta con il nome Diego eGodi, che propone uno sguardo nuovo sui tarallucci, detti anche cellipieni o uccelletti di antica memoria. Come sostiene Godo siamo grati a chi usa sapienza nel preparare dolci e nel saperli esportare:

La pasta di queste caramelle è a base di vino bianco, olio extravergine d’oliva e farina quanto basta per ottenere una consistenza morbida ma non appiccicosa, appena addolcita da un pugno di zucchero. Il ripieno non dovrà essere mai troppo umido o troppo secco, dentro ci si  troverà un mondo: immancabile la marmellata d’uva (preparata rigorosamente dopo la vendemmia), scaglie di cioccolato fondente, mandorle e noci abbrustolite e tritate.

Gli aromi quelli del giardino di casa: scorza di arancio e limone; il tocco esotico lo daranno la cannella e il caffè in polvere.

Sorprese abruzzesi

Tutto il resto si imparerà osservando qualcuno che abbia osservato qualcuno a sua volta prepararli..

il gesto rituale e amorevole di preparare una piccola sfoglia per volta;

la giusta quantità di ripieno e la tecnica per chiuderlo affinchè non si apra;

la cura nel disporre ogni taralluccio sulla placca da forno e il tempo di cottura.

Per qualcuno la pasta deve restare bianca, per qualcun altro appena colorita. Lo zucchero, a velo o no, spolvererà infine questi piccoli capolavori.

ad maiora

Godo a Taranto

Un assaggio de “Le golose secondo me” nelle vetrine dell’ Empire by Messinese per l’ultima settimana del 2011 come buon augurio per le prossime attività di Godo, ad maiora.

Godo con la mostra a Taranto

 

 

Godo in Puglia

La storica pasticceria tarantina Messinese, in occasione della recente apertura del nuovo locale Empire in via Mazzini 187 a Taranto, ospita nelle sue vetrine la mostra fotografica itinerante “Le golose secondo me” di Cristina Principale che accompagna la presentazione (tra solennità e ironia) del sito www.godocoldolce.it, dopo le tappe a Pesaro, Bologna e Roma.
Gli scatti sono ispirati alla memorabile poesia ”Le Golose” di Guido Gozzano del 1907 e in omaggio all’omonimo spettacolo di teatro-canzone dell’artista Andrea Marzi, intrecciando eros e cibo, passione e gusto. L’inaugurazione martedì 27 dicembre 2011 dalle 18.30.

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine –
le dita senza guanto –
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un’altra – il dolce crebbe –
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m’è concesso –
o legge inopportuna! –
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Sabor de España

churros spagnoli

Quando si passeggia per le strade di Madrid d’inverno, tra i mercatini di natale e le luci, è impossibile non lasciarsi sopraffare dall’odore dei churros appena fritti in una delle tante bancarelle che li preparano al momento, ben caldi e pronti per essere intinti nella cioccolata calda. Questo tipico dolce nazionale spagnolo, preparato con pochi e semplici ingredienti, è ottimo per riscaldare le mani, il palato e anche il cuore.
Una volta messo a bollire mezzo litro di acqua con un paio di cucchiai di olio e un pizzico di sale, è necessario prendersi cura della farina bianca (400 gr.), da setacciare e mescolare con una bustina di lievito istantaneo. Non appena l’acqua sia giunta a ebollizione, spento il fuoco, sarà necessario con velocità stemperare la farina nell’acqua, e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo e senza grumi . E ora il tocco finale: per dare la tipica forma ai churros, utilizzare una tasca da pasticcere con punta a stella o, meglio ancora, una churrera. Fritti in olio alto bollente, vanno serviti ancora caldi, spolverati di zucchero a velo e tuffati in una tazza di cioccolata calda oppure ricoperti di cioccolato fuso e lasciati raffreddare.
Se non vi spaventano le code, però, molto meglio una breve fuga nella ispanica capitale per gustarli nella cioccolateria più tipica, quella di San Gines!

churros a San Gines